Tacheocampylaea Capraia

© Alessandro Margelli & Clemens M. Brandstetter

 

Tacheocampylaea L. Pfeiffer 1877

 

Die Arten der Insel Capraia

Tacheocampylaea tacheoides (Pollonera 1909) 

  Chiocciola di Capraia

Non sono molti i paesi che possono vantare di avere una loro chiocciola e di averla in esclusiva, Capraia è uno di questi.

La ciocciola di Capraia nel suo biotop – Foto: Alessandro Margelli.

E non si tratta di un mollusco sconosciuto, e nemmeno di una specie conosciuta solo dagli scienziati e da pochi adepti, bensì di una bella chiocciola, di dimensioni notevoli  e anche ben conosciuta perché gli abitanti isolani, almeno fino a qualche anno fa, non si peritavano a inserirla fra quelle che usavano mangiare, mescolandole alle ben più diffuse Cornu aspersum e Eobania vermiculata.

La chiocciola suddetta ha un nome comune estremamente banale, viene chiamata semplicemente chiocciola di Capraia ma possiede un nome scientifico ben più impegnativo, si chiama Tacheocampylea tacheoides.

Non è una specie comune, tutt’altro, sembra avere una diffusione abbastanza ampia nell’isola , personalmente ne ho trovate tracce in particolare nelle zone antropizzate che, per quanto riguarda il caso isolano di Capraia, sono limitate al paese vero e proprio, alla zona portuale ( dove però sembra non presente) ed alle zone che per decenni sono state adibite a carcere e che sono poi state abbandonate nei primi anni ’80 del secolo passato.

La nostra chiocciola ha avuto sull’isola numerosi nemici, l’uomo non è forse il peggiore di essi, anche se nei decenni passati, proprio per l’uso alimentare, ne devano aver sterminate parecchie, il nemico maggiore, sembrerebbe essere il ratto, di questi roditori, di ragguardevoli dimensioni, è ricca l’isola tanto che, ai tempi nei quali le carceri erano in piena attività, fra le mansioni lavorative dei carcerati c’erano i trattamenti delle pelli di ratto per farne pellicce, pellicce delle quali non si sa bene quale fosse il mercato, ma la notizia non è frutto di fantasia.

Allo stato attuale, recandoci nelle aree ex carceri, sia nei manufatti  umani sia in aree naturali, è facile trovare nelle tane dei ratti e nelle loro prossimità, resti di gusci di molluschi dei quali molti sono quelli di Tacheocampylea, ovviamente rotti ed in frammenti per la predazione.

Un altro nemico della chiocciola di Capraia sono gli uccelli, numerose le colonie di corvo imperiale (Corvus corax L.) presenti sull’isola che certamente ne fanno preda, probabilmente però, anche i numerosissimi gabbiani presenti, all’occasione non si tirano indietro, testimonianze di tali abitudini le troviamo in varie zone dell’isola, sia nella parte abitata, sia in quella raggiungibile dai sentieri che la percorrono.

Il corvo imperiale in Sardegna – Foto: Luigi Lenzini.

In definitiva la chiocciola di Capraia necessiterebbe di tutele per preservarne una presenza sempre più a rischio, poche sono però le possibilità per mettere in pratica tale tutela, oltre alla sensibilizzazione della popolazione per impedirne una raccolta a scopo edule, vietato dovrebbe essere la raccolta a scopo collezionistico, ma probabilmente l’azione di maggior tutela deriverebbe da una corretta e mirata opera di derattizzazione, cosa non certo facile senza incidere anche sulla fauna locale che vede, fra gli animali più diffusi, anche i conigli selvatici.

Al contrario della Tacheocampylea tacheoides, la sarda Tacheocampylea carotii, non sembra avere grandi problemi di sopravvivenza anche perché predilige ambienti non antropizzati e ha abitudini notturne restando ben nascosta in anfratti o sotto pietre durante il giorno.

 

  Falkner & al. 2011e: Due to historical anthropogenic alterations of nearly the entire island, this species has in general become very rare. According to Manganelli et al. (2001) the species is still rather frequent only in one of the seven cited sites – near Il Paese –; but this subpopulation is situated just outside the National Park and is specially threatened by bushfires, predation by rats, intensive pasture, urbanisation, and collecting. Thus, this species is classified as Endangered (EN) B1ab (iii,v) + 2ab (iii,v). This species is endemic to Isola de Capraia (Italy). The species is indicated as occurring with sparse populations in scattered localities on almost the entire Island of Capraia. According to Manganelli et al. (2001) it is only still rather frequent in one of the seven cited sites – near Il Paese. There is no information available on the population size or trend of this species. The main threats to this species are bushfires, predation by rats, intensive pasture, urbanisation, and particularly the collecting of living animals for human consumption. 
 
Beispielfoto Wanderratte: Mollusken stehen auf ihrer Speisekarte – Foto: Andrea Tarozzi.
 
This species is protected by law in Tuscany (Legge Regionale 6 aprile 2000 n. 56). The island is part of the Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. 

 

Tafel mit Leerschalen von Capraia aus Margelli (2013).


Bemerkenswert ist ein Artikel von Folco Giusti von der Universität Siena auf einer Seite über die Insel Capraia:

"Uno dei più significativi tesori della natura che caratterizzano le isole dell'Arcipelago Toscano, è la chiocciola di Capraia, un mollusco terrestre, appartenente alla classe dei Gasteropodi, all'ordine dei Polmonati e alla famiglia degli Helicidi, la stessa delle comuni chiocciole eduli tanto amate dai buongustai francesi e italiani.
Il suo nome scientifico, Tacheocampylaea tacheoides, è senz'altro poco simpatico, ma, coniato nel 1909 dal malacologo piemontese Carlo Pollonera, è ormai scritto nei libri della scienza ed è, quindi, immutabile.
I motivi principali del suo interesse consistono nel fatto che "Tacheo" (d'ora in avanti la chiameremo così) è endemica dell'isola di Capraia, esiste, cioè, solo a Capraia ed è certamente un'entità che ha sulle spalle qualche milione d'anni. L'evidenza di ciò ci viene offerta dal fatto che "Tacheocampylaea", il suo gruppo di appartenenza (diremmo noi la sua famiglia, ma in termini scientifici si usa dire il suo "genere"), è esclusivo del complesso di terre emerse che comprende oltre all'Arcipelago Toscano, la Corsica e la Sardegna.  Ciò attesta che quando il Complesso sardo-corso si staccò dalla Paleoeuropa più di 20 milioni di anni fa e finì, come una nave alla deriva, nella sua attuale posizione, gli antenati diretti di "Tacheo" erano già a bordo.
Da questi antenati, nel tempo, si differenziarono varie specie sorelle, come Tacheocampylaea carotii (Paulucci, 1882) in Sardegna, Tacheocampylaea raspailii (Payraudeau, 1827) in Corsica e Tacheocampylaea elata (Simonelli, 1889) nell'isola di Pianosa, nel nostro Arcipelago (vedi figura 2).  Evidentemente, a partire dalla Corsica, alcune popolazioni di Tacheocampylaea si spostarono e, approfittando di una qualche fase durante la quale il mare si era ritirato, giunsero a colonizzare, passo dopo passo, le isole dell'Arcipelago che nel frattempo si erano formate, in parte emergendo dalle onde, in parte distaccandosi da vicini territori emersi da più antica data.
T. elata, la specie che più somiglia a "Tacheo" per la forma della conchiglia, si è purtroppo estinta, probabilmente durante il Pleistocene (epoca iniziata circa 1.8 milioni di anni fa).  Le sue conchiglie sbiancate (vedi figura 2) sono, tuttavia, abbastanza facili da rinvenire negli strati fossiliferi dell'isola di Pianosa e del suo isolotto gemello La Scola.
"Tacheo" è proprio una bella chiocciola (il nome "lumaca" spetta solo alle specie sprovviste di conchiglia esterna): la sua conchiglia è di medie dimensioni (diametro massimo: 2.5 – 3.2 cm), è piuttosto appiattita (altezza massima: 2.0 cm ca.) ed è caratterizzata da una colorazione ora violacea, ora tendente al marrone con sfumature giallastre, sulla quale spiccano tre bande scure che si sviluppano su tutti i giri.  L'apertura della conchiglia è abbastanza grande ed è bordata da un orlo (peristoma) inspessito, un po' riflesso e di colore tendente al rosa.  L'animale (vedi figura 1) ha un corpo nerastro, un'altra caratteristica che la distingue facilmente dalle altre chiocciole presenti in Capraia – Cornu aspersum (Müller, 1774); Cantareus apertus (Born, 1778); Eobania vermiculata (Müller, 1774) – tutte con carni chiare, tendenti al rosato o al verdastro.
A Capraia è molto rara, anche se è presente quasi ovunque, escluse le aree più antropizzate del Paese e del Porto.  Preferisce, infatti, le zone "vergini", dove la macchia è intatta e dove siano presenti muretti a secco o cumuli di pietre che per lei rappresentano ottimi rifugi per proteggersi dalla siccità estiva, da eventuali incendi e dai suoi molti predatori: ratti, uccelli migratori come tordi e merli, e l'uomo. Sì anche l'uomo, data l'abitudine sull'isola di raccogliere chiocciole dopo le piogge e di non fare distinzione tra una specie e l'altra.
Come attesta la sua rarità, "Tacheo" è una specie in pericolo di estinzione: occorrerebbe, perciò, proteggerla.  Molti anni fa, ho fatto appello all'allora sindaco di Capraia, Dott. Giovanni Riparbelli, per un'ordinanza che proibisse la raccolta di chiocciole nel periodo autunnale, periodo durante il quale "Tacheo" e le altre chiocciole depositano le uova, ma il mio appello è rimasto inascoltato. Non mi illudo che sarebbe ascoltato oggi.  Spero, perciò, che queste righe e le fotografie che le accompagnano servano, se non altro, a far conoscere e riconoscere "Tacheo" ai Capraiesi, agli ospiti temporanei e agli escursionisti, così che tutti possano rispettarla, evitando di raccoglierne, per qualsiasi motivo, esemplari viventi.
Nel corso della travagliata storia del Parco dell'Arcipelago Toscano, anche il logo del Parco è stato cambiato: prima un gabbiano corso, poi, un gruppo di stelle.  Perché non eleggere "Tacheo" ad animale simbolo del Parco?  "Tacheo" vive solo a Capraia, una delle isole più belle del Parco, e ci vive sicuramente da molto, molto tempo: eleggerla a simbolo del Parco sarebbe un'onore per Capraia e una motivazione in più per proteggerla e aiutarla nella sua lotta per la sopravvivenza."

Capraia – der Hafen gleichzeitig einziger Ort auf der Insel – zwei Foto: Alessandro Margelli.


 


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